Le origini del pensiero greco (2011) by Jean-Pierre Vernant

Le origini del pensiero greco (2011) by Jean-Pierre Vernant

autore:Jean-Pierre Vernant [Vernant, Jean-Pierre]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2016-02-06T23:00:00+00:00


Le prime testimonianze dello spirito nuovo riguardano certe materie del diritto. La legislazione sull'omicidio segna il momento in cui l'assassinio cessa di essere un affare privato, un regolamento di conti tra gene; alla vendetta del sangue, limitata a una cerchia ristretta, ma obbligatoria per i parenti del morto, che può generare un ciclo fatale di omicidi e di contro-omicidi, si sostituisce una repressione organizzata nel quadro della città, controllata dal gruppo, e in cui la collettività si trova impegnata come tale. L'omicida non contamina più soltanto i parenti della vittima, ma la comunità tutta intera. Questa universalizzazione della condanna del crimine, l'orrore ora ispirato da ogni specie di uccisione, l'ossessione del miasma che il sangue versato può rappresentare per una città, per un territorio, l'esigenza di un'espiazione che è in pari tempo una purificazione dal male, tutti questi atteggiamenti sono legati al risveglio religioso che si manifesta nelle campagne con l'impulso del dionisismo e che in ambiti più specializzati assume la forma di un movimento di sette, come gli “orfici”. Oltre che da un “insegnamento” sul destino delle anime, sulla loro punizione nell'Ade, sull'ereditarietà della colpa, sul ciclo delle reincarnazioni e sulla comunità di tutti gli esseri animati, questo rinnovamento religioso è caratterizzato dall'istituzione di procedure di purificazione connesse con le nuove credenze. Nel nono libro delle Leggi, Platone, trattando dell'omicidio, sentirà ancora il bisogno di riferirsi alla dottrina, al logos, dei “sacerdoti che si occupano dei teletai”. Nella linea di questi maghi purificatori, la figura di Epimenide si distingue con un rilievo particolare. Plutarco lo definisce un Sapiente in materia divina, dotato di una sophia “entusiasta e iniziatica”6 ; Atene lo chiama per allontanare il miasma che pesa sulla città dopo l'uccisione dei Cilonidi. Promotore di riti catartici, Epimenide è anche un veggente ispirato il cui sapere, ci dice Aristotele, scopre il passato, non l'avvenire: infatti la sua chiaroveggenza mette in luce le colpe antiche; egli svela i crimini ignorati la cui bruttura genera, negli individui e nelle città, uno stato di turbamento e di malattia, il delirio frenetico della mania, con il suo seguito di disordini, di violenze e di uccisioni. Ma questo riformatore religioso, fondatore di santuari e di riti, appare anche come un consigliere politico che Solone associa alla sua opera legislatrice. Questo accade perché in definitiva, in entrambi i casi, si tratta di un'attività orientata nello stesso senso, che mira, sull'uno e sull'altro piano, a ordinare la vita sociale, a riconciliare e a unificare la città. Nella Vita di Solone, Plutarco, mettendo in risalto la parte avuta da Epimenide nella regolamentazione dei riti funebri, da lui resi più moderati e pacifici, e nelle misure concernenti la compostezza delle donne, conclude: “Avendo, come al termine di un'iniziazione, santificato e consacrato la città con riti espiatori, purificazioni, fondazioni, la rese obbediente al diritto e più docile [più facile a lasciarsi persuadere: εὐπειθῆ] nel senso della homonoia”.

Un'osservazione di Aristotele, breve ma suggestiva, ci permette di cogliere meglio come, in questo momento di svolta nella storia della città, il



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